Premessa:
I rischi nel Crowdfunding: Gli investimenti effettuati secondo il crowdfunding sono molto più rischiosi rispetto a quelli tradizionali:
Le Start Up, per definizione, sono qualcosa di nuovo senza una nè storia né risultati da presentare né dividendi da promettere; per questi motivi gli investitori devono sopportare rischi particolari.
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I rischi del Crowdfunding nel dettaglio:
- il rischio di “mortalità” delle Start Up: Questo è molto elevato e per tale motivo i finanziatori rischiano di perdere il capitale investito. È maggiore rispetto alle imprese “ordinarie” per via delle peculiari caratteristiche delle Start Up innovative.
- Il rischio da mancanza di dividendi: Una neo-società difficilmente potrà distribuire utili; inoltre, non va dimenticato che il D.L. 179/2012 ne vieta a monte la possibilità per tutto il perdiodo in cui la società possiede lo status di Start Up innovativa e, di conseguenza, gli eventuali utili dovranno essere solo reinvestiti nella società.
- Il Rischio di illiquidità: Non sussiste un mercato secondario in cui le azioni o le quote acquistate attraverso il Crowdfunding possono essere negoziate. Il D.L. 179/2012 ne vieta la negoziazione nei mercati organizzati per il periodo in cui la società mantiene lo status di Start Up.
Con tale impostazione questi strumenti finanziari sono più “illiquidi” rispetto a quelli tradizionali in quanto così difficilmente possono essere venduti in tempi rapidi; inoltre, spesso il prezzo differisce rispetto al suo valore effettivo. Dunque:
- Ne è vietato lo scambio su un mercato organizzato, pena la decadenza dallo status di Start Up;
- Non esiste un mercato secondario organizzato su cui è possibile scambiare gli strumenti dopo la sottoscrizione;
- È possibile la compravendita fra privati nel rispetto delle norme per i singoli casi concreti. Tuttavia, i relativi costi possono essere molto elevati in proporzione all’ammontare investito inizialmente, (che può essere anche solo di 100 euro) poichè è sempre obbligatorio l’intervento di un Notaio ( i cui costi sono relativamente sempre elevati).
Critica al Crowdfunding:
Ad oggi il processo del Crowdfunding è molto farraginoso e troppo burocratizzato.
La principale criticità è, probabilmente, quella relativa al regime delle soglie rilevanti ai fini dell’applicazione, da parte delle banche e delle imprese di investimento che ricevono gli ordini di esecuzione, della disciplina di tutela degli investitori dettata dalla Parte II del TUF e dalle relative norme di attuazione.
L’importo delle soglie probabilmente è eccessivamente basso soprattutto se parametrato all’importo medio oggetto di investimento da parte dei clienti”.
Particolarmente limitativa è la previsione di una soglia annuale complessiva di 1.000 euro per investitore, se paragonata al valore medio dell’investimento sui portali.
Inoltre, sarebbe stato opportuno superare la distinzione delle soglie di rilevanza per le persone fisiche e per le persone giuridiche, prevedendo invece un’unica soglia, di importo più elevato, calcolata alla luce del valore medio degli investimenti storicamente registrati sui portali di Equity Crowdfunding.
La complessità operativa dell’Equity Crowdfunding è stata finora ritenuta uno dei motivi di scarso successo dello strumento.
Da questo punto di vista particolare attenzione merita il contesto normativo europeo nel cui ambito la normativa primaria e regolamentare italiana si inserisce.
Sono necessarie diverse migliorie, fra le tanti possibili, possiamo dire che bisogna:
- Trovare un modo più agevole e snello per regolamentare la cessione delle quote;
- Creare un mercato secondario nel rispetto del divieto ai sensi dell’Art. 25 c.2. D.L. 179/2012;
- Snellire il processo di sottoscrizione delle azioni e delle quote;
- Snellire i vincoli legati alle discipline Mifid per le sottoscrizioni superiori alle soglie minime;
- Estendere la disciplina specifica dell’Equity Crowdfunding alle Start Up non innovative cioè le società neo costituite che operano nei settori tradizionali, essendo molto importanti per il mercato italiano.
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